Chiudi

DISCORSO COMMEMORATIVO PRONUNCIATO AL CIMITERO DI VOLDOMINO DAL PROF. GIOVANNI PETROTTA, DAVANTI ALLA TOMBA DI DON FOLLI, NEL 71° ANNIVERSARIO DELLA SUA SCOMPARSA DON PIERO FOLLI 1881 – 1948

Vorrei ricordare in premessa che il compito/ruolo dell’Anpi è quello di ricordare chi lottò dalla giusta parte e oggi di adoperarsi per la difesa della Costituzione, come è avvenuto nella recente manifestazione di Milano. Oggi vogliamo ricordare Don Folli, prete antifascista. Questa in sintesi la sua biografia. Nasce a Premeno (Verbania) il 18 settembre 1881. In seminario si schiera con gli operai nelle battaglie del 1898.Diventa sacerdote il 28 maggio 1904. Coadiutore a Vendrogno, poi a Cislago, il suo impegno e la sua attenzione per gli altri lo portano a fondare scuole serali, tenere conferenze agrarie, svolgere attività di assistente della Lega del lavoro, e partecipare in prima persona agli scioperi delle filande. Diventa anche corrispondente per i giornali Il lavoro e Tribuna sociale. Nel 1909, a 28 anni, viene trasferito a Tradate (Va) dove svolge la sua missione all’interno dell’Azione cattolica. Vi fonda una “Lega del lavoro”, per fornire agli operai cattolici adeguati strumenti contro la diffusione della dottrina socialista, e crea la “Giovane Tradate” per riunire i giovani del paese. Politicamente segue le idee moderniste di Romolo Murri (impegno religioso nel mondo del lavoro) e per questo avrà qualche problema con la Curia milanese. Nel 1915, in piena guerra mondiale, è parroco a Carnisio (frazione di Cocqio-Trevisago). Ancora accanto al popolo, fa nascere uno stabilimento per la riparazione delle divise militari, che rappresenta per il paese un aiuto concreto. A fine guerra riconverte la fabbrica alla produzione di biancheria femminile. Con l’avvento del fascismo, don Piero viene schedato, subisce l’umiliazione dell’olio di ricino e delle bastonate, come attesta il suo ricovero presso l’ospedale di Cittiglio. È anche accusato da molti di essere troppo moderno e per questo viene nuovamente trasferito. Destinazione Voldomino, un paese di sovversivi anticlericali. A Voldomino arriva nel luglio del 1923 e subito si scontra con le autorità fasciste durante l’ inaugurazione della fermata del tram. “La religione non può essere sgabello alla politica”. E se ne va seguito dai parrocchiani. Sconcerto fra le autorità fasciste. Si scontra ancora con i fascisti poi, nel dicembre del 1923 in difesa dei Voldominesi arrestati, entrando in collisione con il capitano Melchioni. Capo dei fascisti luinesi, industriale tessile, dopo aver cercato di entrare nei vertici della Banca popolare, chiude la sua fabbrica e sparisce dalla circolazione lasciando in povertà tante famiglie, compresa la sua che, per sopravvivere, deve ricorrere ai Servizi sociali del comune. A Voldomino , durante il ventennio, si prende cura in particolar modo dei giovani. Mette in piedi con grande successo una squadra di ginnastica, “l’Aurora”, e fonda una filodrammatica, una biblioteca, una scuola del lavoro e la Schola Cantorum. Subito dopo l’8 settembre 1943, Don Folli entra in contatto con il Comitato di Liberazione Nazionale e presta aiuto ai partigiani del San Martino. La sua generosità non riguarda solo i partigiani ma si estende anche ai prigionieri alleati, ai perseguitati politici e agli Ebrei. L’oratorio di Voldomino è sempre aperto ai fuggiaschi che Don Folli in persona ospita, rifocilla e aiuta ad espatriare in Svizzera Il 3 dicembre 1943 una spedizione punitiva arriva alla sua canonica. Dopo l’arresto, Don Folli è incarcerato a San Vittore per tre mesi. Subisce torture e violenze senza mai rivelare i nomi dei suoi collaboratori. Viene liberato grazie all’intervento del Cardinale Schuster e quindi confinato a Cesano Boscone (Mi). Terminata la guerra torna a Voldomino e qui muore nel 1948.